Lo scorso dicembre il blog Il rumore dei Libri ha indetto il contest Christmas Fantasy Dark, a cui ho partecipato con il racconto Marcio Natale. Ne è venuta fuori una raccolta di tutti i racconti partecipanti, che vi invito a leggere gratuitamente al link qui sotto (io sono a pagina 59)!
Marcio Natale (Incipit)
«Eeee… Hop!»
Ezio accompagnò il
tappo della bottiglia di spumante che decollava verso il soffitto, con un
sorriso da manifesto politico stampato in volto. Un sorriso che coinvolgeva la
bocca ma non gli occhi. Poi si abbassò verso il tavolo, per riempire i calici
prima che lo spumante imbrattasse la tovaglia. Infine depose la bottiglia e si
sedette.
Il piccolo tavolo
quadrato in cucina era addobbato per la cena della Vigilia: tovaglia rossa con
decorazioni natalizie, tovaglioli di carta dello stesso colore, sottobicchieri
di cartone a forma di testa di renna, candele accese e il servizio di piatti e
posate delle grandi occasioni. Teresa non si era preclusa nulla. Perché quella era una serata speciale e non certo per
il suo significato religioso.
Edoardo si era
trasferito a Milano ormai da un paio d’anni e le feste rappresentavano uno dei
pochi momenti in cui tornava a casa. L’unico in cui lo faceva senza avere altri
impegni più pressanti che lo tenessero occupato la maggior parte del tempo. Per
Ezio e Teresa, che lo avevano visto andarsene dopo un terribile periodo di
litigi e sfoghi repressi e che avevano temuto di perderlo per sempre, era una
benedizione poter sedere al suo stesso tavolo, in armonia.
«Auguri, allora» disse
Ezio, sollevando il calice e fissando gli occhi in quelli del figlio.
«Auguri!» rispose lui,
con un sorriso svogliato e quasi imbarazzato, apparentemente interessato al suo
sottobicchiere.
«Auguri tesoro» si unì
sua madre, affrettandosi a colpire il bicchiere del figlio col proprio, quasi
temesse di perdere l’occasione. Il tintinnio risuonò nella piccola cucina,
pervasa dall’odore del cibo ormai consumato e da quello, più cattivo, di una
certa ipocrisia. La famiglia riunita brindò e bevve alla salute di qualcosa di
indefinito, che aveva la vaga forma di una riconciliazione inseguita da anni ma
che probabilmente non sarebbe mai stata raggiunta. Vigilia di Natale o meno.
«Spostiamoci in
salotto» propose Ezio dopo aver posato il calice. Un singhiozzo lo scosse.
«Possiamo aprire i regali» annunciò, accentuando il suo forzato sorriso.
Quel che videro era
talmente assurdo che, in un primo momento, lo registrarono come qualcosa di
normale. Il salotto, poco più grande della cucina, era stato trasformato dalla
frenesia natalizia di Teresa e assomigliava alla vetrina di un negozio nel
periodo delle feste. Il grande albero in un angolo, di fianco al camino mai
utilizzato, era un trionfo di nastri rossi e argento, di lucine intermittenti e
di icone di Santi. Un minuscolo ma dettagliato Presepe allestito su tre
cassette per la frutta si snodava nell’angolo opposto. Un elaborato festone
attraversava la parte superiore della finestra, i cui vetri erano decorati con
adesivi a tema. E un Babbo Natale a grandezza naturale, forse troppo magro
rispetto alla sua rappresentazione classica, sostava a ridosso della parete con
le mani giunte all’altezza dell’inguine, come in attesa.
Poi Teresa urlò.
Edoardo, appena dietro di lei, la prese per le spalle. «Che cosa...?» chiese,
prima di comprendere la ragione del suo gesto. Anche Ezio si era immobilizzato,
una mano tesa e aperta come a voler suggerire al figlio di aspettare.
Lo sconosciuto
travestito da Babbo Natale li fissava con un sorriso maligno dipinto in volto.
Tra il cappello calcato fino alle sopracciglia e la folta barba bianca emergeva
una porzione di volto dalla pelle scura, raggrinzita; gli occhi neri e piccoli
erano stretti e l’ilarità che si sforzavano di trasmettere veniva tradotta in
odio e follia dall’atteggiamento dell’uomo, dalla sua stessa, ingiustificata
presenza. (CONTINUA...)
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