giovedì 11 luglio 2013

A scuola di amore

Andreste mai a scuola di amore? 

Intendo una scuola dove vi insegnino come amare: come bisogna far battere il cuore, come bisogna provocare la sensazione di vuoto allo stomaco quando si vede la ragazza o il ragazzo dei propri sogni, come si stimola la sensazione di leggerezza dopo un suo saluto, un suo sorriso, un suo bacio. Una scuola dove vi espongano le regole a cui attenersi per innamorarsi, iniziare e continuare la vostra relazione sentimentale.

Non so voi, ma io no, non ci andrei. Mi irriterei anche con chiunque me la proponesse, a dire il vero, e sapete perché? Perché l'amore, per sua stessa definizione, non può essere assoggettato a regole. Un sentimento così profondo, così totalizzante, non può essere vissuto appieno se non lo si lascia completamente libero, senza porre freni, senza cercare di costringerlo entro i limiti di qualunque forma di razionalità. 

In una delle interviste che colleghi blogger mi hanno gentilmente concesso, ho dichiarato che «Per me scrivere è una passione e una missione personale: l’obiettivo è rendere la mia vita meno noiosa, meno piatta, meno ordinaria. [...] scrivere non deve essere un business. Scrivere deve essere come amare.» L'argomento che trattavamo era diverso, ma l'analogia con l'amore si presta al ragionamento che voglio portare avanti con questo post.

Ho sentito parlare di decine di corsi di scrittura creativa. Non ne ho mai frequentato uno, nè mai ne frequenterò, nè tanto meno asservirò la mia ideologia personale al profitto e accetterò di tenerne uno in futuro, se mai qualcuno me lo chiedesse. A dire il vero, non mi sono mai neanche interessato ai temi che possano essere trattati in un corso del genere, e tutto ciò potrà essere usato contro di me per accusarmi di parlare senza esperienza, senza cognizione di causa.

Il fatto è che l'idea stessa che qualcun altro, chiunque altro, voglia insegnare le regole della scrittura mi fa storcere il naso. Le uniche regole che esistono sono quelle grammaticali, e da quelle non si scappa, ma c'è già la scuola per questo. Tutto il resto deve derivare dal singolo aspirante scrittore, dal suo bagaglio culturale, dalla sua esperienza come lettore, dal messaggio che vuole trasmettere. Senza regole prestabilite. Altrimenti avremmo centinaia di libri identici, nei quali cambia la storia ma dove non si sente l'individualità stilistica dell'autore.

I giudici saranno i lettori, ma valuteranno secondo il loro gusto personale e non secondo l'adesione a regole preconfezionate. Allo stesso modo in cui la nostra amata non ricambierà il nostro amore perché le abbiamo regalato rose rosse e l'abbiamo portata a cena, come nei film, ma perché siamo noi stessi. È vero, potremmo anche fingere di essere qualcun altro, negare noi stessi, conformarci, e prenderci la bionda avvenente invece della ragazza acqua e sapone. 


Ma saremmo davvero felici?

Nessun commento:

Posta un commento