Quel mondo sommerso di cui ho già parlato, quello che ho
scoperto quando mi sono affacciato all’editoria, non è fatto solo di
migliaia di pesci. Ci sono anche, e soprattutto, i pescatori con le loro reti:
le case editrici. Il paragone calza a pennello e si presta a spiegare ciò a cui
mi sono trovato di fronte. Provo a schematizzare il tutto in categorie:
-
ci sono i pescatori malvagi, che ti catturano e ti
buttano direttamente nella friggitrice: sono gli editori a pagamento, le
cosiddette case editrici con contributo. In breve, per chi ancora non lo
sapesse, dicono di aver letto la tua opera – di solito con tempi cento volte
più rapidi di chiunque altro e spesso dicendoti che l’hanno fatto perché
colpiti dalla qualità del tuo scritto – e ti offrono di pubblicarla,
distribuirla, pubblicizzarla su giornali, TV, radio e trasmissioni
interplanetarie, alla modica cifra di migliaia di euro. Voglio essere oggettivo
e non cattivo: se un’opera è di qualità, se lo scrittore sa vendersi bene e
lavorare per diffondere il proprio lavoro, questa scelta può comunque
funzionare… ma perché spendere tutti quei soldi, se posso trovare condizioni
analoghe con l’editoria senza contributo?
-
ci sono i pescatori “buoni”, che ti catturano e ti
mettono negli acquari: nessuno è santo, sia ben inteso, e nessuno lavora solo
per il profitto degli altri. Ma le case editrici che non richiedono un
contributo economico all’autore, assicurando comunque un decente servizio di
editing, una distribuzione potenzialmente
a livello nazionale (poi lì si aprirebbe il discorso delle librerie…), un
seppur minimo riconoscimento economico sulle vendite… beh, credo che
rappresentino un’ancora di salvataggio per chi ha scritto qualcosa in cui crede
e non vuole farsi fregare, ma neanche tenere il proprio manoscritto in un
cassetto o auto pubblicarlo come una qualunque tesi;
-
ci sono i pescatori raffinati, le baleniere, che ti
ignorano perché sei un pesce piccolo: non serve spiegare che alludo alle grandi
case editrici, che hanno le porte sbarrate a meno che tu non abbia qualche
conoscenza. Dico così perché sono convinto che non basti il talento: se un
autore affermato a livello mondiale scrivesse il romanzo del secolo, ma lo
inviasse a Mondadori sotto lo pseudonimo di Mario Rossi, non penso verrebbe mai
preso in considerazione, perché dubito che leggano anche solo la sinossi dei
testi che vengono loro inviati. Ci sono le agenzie letterarie e le conoscenze,
ripeto, quindi se ne avete buon per voi.
-
ci sono le correnti sottomarine, che spingono i pesci
un po’ più in superficie e permettono a qualcuno di saltare fuori dall’acqua:
sono i servizi di auto pubblicazione, che permettono di vedere la propria opera
pubblicata come un vero libro, potenzialmente
(vedi sopra) disponibile in tutte le librerie e acquistabile online. Questa
soluzione rappresenta un buon compromesso tra soddisfazione personale e
contenimento della spesa, ma per chi ha ambizione di scrivere più di un libro
deve essere solo un punto di partenza. Pescatori permettendo, ovviamente.
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