martedì 30 aprile 2013

Il buon esempio

La creatività e l'intraprendenza dei singoli, in tutti i campi (artistico, economico, filosofico, sociale), si scontra spesso con la tendenza, più o meno marcata, a considerarsi unici, migliori, superiori. Non voglio muovere accuse a nessuno in particolare, perciò porterò ad esempio la mia esperienza, nella quale però credo si possano riconoscere in molti.

Nel 2007 mi sono iscritto a YouTube e ho cominciato a pubblicare brevi video comici, a volte demenziali, intervallati di tanto in tanto da altri in cui disegnavo personaggi Disney. Nel giro di un anno mi sono costruito un discreto pubblico, ma quello che voglio dire è che, inevitabilmente, pensavo che i miei video avessero qualcosa in più degli altri dello stesso genere. Per questo chiedevo commenti, iscrizioni, apprezzamenti e mi meravigliavo quando ne ricevevo pochi, come se in qualche modo fossero dovuti. Quello a cui non pensavo, però, era che io stesso, quando guardavo video di altri, di rado mettevo un "Mi piace" o commentavo positivamente.

Altro esempio. Nel 2008 ho autopubblicato una raccolta di racconti con Lulu. Preparo il mio bel manoscritto, impagino, scelgo la copertina, pubblico e... Fine. Nessuna vendita. Nessun contatto. Nessuna richiesta. Ma come?, dico. Ho scritto un libro, eccolo, è online, prendetelo. La versione digitale costa solo 3€. Eppure io non ho mai sfogliato le pagine del sito alla ricerca di libri altrui, neanche per leggere le trame, neanche per guardare le copertine. Aspettavo che qualcuno fosse magnanimo con me, riconoscente verso il mio lavoro come se fosse dovuto per qualche legge di equilibrio universale, ma io non mi aprivo agli altri.

È passato qualche anno e in questo caso il tempo mi ha reso più maturo. Mi ha aiutato a comprendere dove sbagliavo, dove sbagliamo in molti. Pretendiamo, ma non diamo. Lo sperimento soprattutto nella mia attività da pseudo-scrittore, ma potrei estendere il ragionamento ad altri campi.

Da qualche tempo ho deciso di cambiare rotta. Di dare il buon esempio, o almeno di sentirmi in pace con me stesso. La prima manifestazione concreta è l'appoggio ai miei colleghi scrittori sommersi, ogni volta che posso: un commento su Facebook a qualche loro post, un "Mi piace" sulle pagine dei loro romanzi, una condivisione. In secondo luogo, ho iniziato a interessarmi agli stessi romanzi di altri emergenti: come posso pretendere che cresca l'interesse verso questo sottobosco schiacciato dalla grande editoria, se io per primo, che ne faccio parte, lo ignoro? 

Allora ecco che a inizio anno nella mia libreria compaiono "La piccola equilibrista" di Stefano Vignati (0111 Edizioni, 2011) e "Primus" di Massimo Valentini (Lettere Animate, 2012). Entrambi acquistati dopo giudizi positivi letti su blog dedicati. Il primo l'ho terminato giusto ieri e sono rimasto più che soddisfatto, anche perché, è giusto ammetterlo, entrare nelle storie di giovani come me ha un fascino tutto diverso, un'intimità che più difficilmente si instaura con i grandi autori letti da tutti.

C'era una pubblicità, anni fa, dove a un uomo che faceva un piccolo acquisto tutti urlavano il loro grande grazie, perché col suo gesto faceva girare l'economia. Io non voglio ringraziamenti, ma mi auguro, nel mio piccolo, di aver contribuito, e di poter continuare a farlo in futuro, a dare energia a un mondo meraviglioso come quello della piccola e media editoria.

E voi? Avete letto qualcosa di sconosciuto ma interessante di recente? Consigli? 

1 commento:

  1. Buongiorno,

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