Viadana, 18/10/2013
Circa un anno fa eravamo in Sinagoga a
presentare il mio primo romanzo edito. Alla fine vi avevo promesso, quasi come
una minaccia, che ci saremmo rivisti l’anno dopo. E il fatto di essere qui
stasera testimonia che ce l’ho fatta, che il sogno realizzato l’anno scorso può
avere una continuità.
Non starò a parlarvi di chi sono, perché
scrivo e da quando, tutti temi già trattati l’anno scorso. Cercherò di parlare
di più del libro, perché è per quello che siete venuti. Ma, come premessa,
vorrei raccontarvi che cosa ho scoperto durante quest’anno.
Ho scoperto, o meglio ho confermato, che il
mondo dell’editoria è più che complesso. Dietro alla manciata di editori famosi
ci sono centinaia di case editrici medio-piccole, ognuna delle quali pubblica
decine e decine di autori. Ci sono poi molti servizi di auto-pubblicazione, di
cui si servono centinaia se non migliaia di scrittori. E ci sono altre migliaia
di individui che hanno un manoscritto pronto e in attesa di trovare un editore.
Questo per dire che farsi largo in un settore come questo è un’impresa. Ecco
perché ho imparato a definirmi non scrittore emergente, ma scrittore sommerso.
Ho scoperto che intorno a questo mondo ne
ruota un altro fatto di persone che lavorano a supporto di chi scrive. Da una
parte ci sono agenzie e siti pseudo-pubblicitari a pagamento, ma dall’altra
molti giovani che gestiscono siti, blog, riviste messe gratuitamente a
disposizione degli emergenti. Ho trovato così ragazzi e ragazze che hanno
recensito il mio libro, che mi hanno intervistato, che mi hanno concesso dello
spazio. E che mi hanno fatto crescere.
Ho scoperto che esistono un sacco di fiere e
manifestazioni che accolgono con entusiasmo le opere degli scrittori emergenti.
Ho partecipato al Buk di Modena, alla manifestazione fantasy di Pandino, mentre
l’anno prossimo, oltre a queste, dovrei essere al Fantasy Books di San Giorgio
di Mantova. A queste manifestazioni ho visto moltissima affluenza e la scoperta
è stata sorprendente.
In altre parole sono entrato, come l’ho
definita in un post del blog, in una città dei Lego. Come quelle riproducono in
miniatura le sembianze delle grandi città, in ogni particolare, così
l’esperienza di scrittore sommerso riproduce in piccolo la vita di un vero
scrittore. Il milione di copie di Dan Brown diventano le mie 200 copie vendute,
la sua intervista per il Time diventa la mia per il blog Letture al Contrario,
le sue mille recensioni su IBS diventano le mie due o tre… ma, grazie al mio
essere consapevole di chi sono, cosa faccio e soprattutto a quale fine, le
emozioni che provo sono le stesse.
Il mio fine, appunto. Tanta gente mi ha
chiesto a cosa ambisco, se scrivo per fare guadagni extra, quanto ho venduto e
se ne sono soddisfatto. In breve, rispondo che scrivo perché mi piace. Banale,
ma vero. Scrivere non è un mezzo, ma è il traguardo stesso. Il giorno in cui
scriverò per ottenere qualcos’altro (fama, denaro) la mia scrittura sarà morta,
il mio sogno infranto. Un calciatore di serie D dovrebbe rinunciare a giocare,
se ama farlo, solo perché non lo ospitano in televisione o non lo coprono di
milioni?
Per concludere, mi spiego più precisamente con
un altro brano recente dal mio blog:
La mia
scrittura è un fine. Un fine che a sua volta può avere effetti collaterali che
possono chiamarsi perdita o guadagno, notorietà o cattiva reputazione, ma che
non è asservito a nessuno di quelli. Se così non fosse, avrei dovuto fermarmi
al primo rifiuto di un editore, alla prima recensione negativa, al primo
contratto che prevedeva bassi diritti d’autore, ai primi dati di vendita.
Invece vado
avanti, sempre con quell’ossimorica visione della vita: punta in alto restando
in basso. Punta al 10, sapendo che forse realizzerai un 8 e che anche se gli
altri lo giudicheranno un 6 non sarà un fallimento, ma un passo avanti verso
quel 10. E se il 10 non arriverà mai, sarà stato comunque emozionante provarci.
Viaggiare verso l’obiettivo. Tanto più se quel viaggio consiste nel fare una
delle cose che ami di più nella vita.
Scrivere.
Benvenuti alla presentazione de “Il ritorno di
Beynul”.
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