Andreste mai a scuola di
amore?
Intendo una scuola dove vi
insegnino come amare: come bisogna far battere il cuore, come bisogna provocare
la sensazione di vuoto allo stomaco quando si vede la ragazza o il ragazzo dei
propri sogni, come si stimola la sensazione di leggerezza dopo un suo saluto,
un suo sorriso, un suo bacio. Una scuola dove vi espongano le regole a cui
attenersi per innamorarsi, iniziare e continuare la vostra relazione
sentimentale.
Non so voi, ma io no, non ci
andrei. Mi irriterei anche con chiunque me la proponesse, a dire il vero, e
sapete perché? Perché l'amore, per sua stessa definizione, non può essere
assoggettato a regole. Un sentimento così profondo, così totalizzante, non può
essere vissuto appieno se non lo si lascia completamente libero, senza porre
freni, senza cercare di costringerlo entro i limiti di qualunque forma di
razionalità.
In una delle interviste che
colleghi blogger mi hanno gentilmente concesso, ho dichiarato che «Per me
scrivere è una passione e una missione personale: l’obiettivo è rendere la mia
vita meno noiosa, meno piatta, meno ordinaria. [...] scrivere non deve essere
un business. Scrivere deve essere come amare.» L'argomento che trattavamo era
diverso, ma l'analogia con l'amore si presta al ragionamento che voglio portare
avanti con questo post.
Ho sentito parlare di decine di
corsi di scrittura creativa. Non ne ho mai frequentato uno, nè mai ne
frequenterò, nè tanto meno asservirò la mia ideologia personale al profitto e
accetterò di tenerne uno in futuro, se mai qualcuno me lo chiedesse. A dire il
vero, non mi sono mai neanche interessato ai temi che possano essere trattati
in un corso del genere, e tutto ciò potrà essere usato contro di me per
accusarmi di parlare senza esperienza, senza cognizione di causa.
Il fatto è che l'idea stessa che
qualcun altro, chiunque altro, voglia insegnare le regole della scrittura mi fa
storcere il naso. Le uniche regole che esistono sono quelle grammaticali, e da
quelle non si scappa, ma c'è già la scuola per questo. Tutto il resto deve
derivare dal singolo aspirante scrittore, dal suo bagaglio culturale, dalla sua
esperienza come lettore, dal messaggio che vuole trasmettere. Senza regole
prestabilite. Altrimenti avremmo centinaia di libri identici, nei quali cambia
la storia ma dove non si sente l'individualità stilistica
dell'autore.
I giudici saranno i lettori, ma
valuteranno secondo il loro gusto personale e non secondo l'adesione a regole
preconfezionate. Allo stesso modo in cui la nostra amata non ricambierà il
nostro amore perché le abbiamo regalato rose rosse e l'abbiamo portata a cena,
come nei film, ma perché siamo noi stessi. È vero, potremmo anche fingere di
essere qualcun altro, negare noi stessi, conformarci, e prenderci la bionda
avvenente invece della ragazza acqua e sapone.
Ma saremmo davvero felici?
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