TITOLO: You God
AUTORE: Annarita Petrino
EDITORE: Edizioni Il Papavero
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IL MIO VOTO: 2 su 5
LA MIA RECENSIONE:
Ho ricevuto questo
libro dall'autrice stessa, che ha tenuto a precisare che il testo aveva
un'impostazione marcatamente filo-cattolica. La mia risposta è stata che ciò
non rappresentava un problema e, dopo la lettura, confermo parzialmente quanto
sostenuto. Vediamo perché.
You God è una
raccolta di quattro racconti, due dei quali molto brevi. Non svelerò le trame,
perché il rischio è di anticipare tutto quel che viene narrato. Basti sapere
che si tratta di racconti di fantascienza, ambientati in anni futuri in cui
l'ingegneria genetica, la scienza medica e la robotica sono campi sviluppati e
che giocano un ruolo importante nella vita delle persone. In ogni racconto,
però, i progressi della scienza e/o l'evoluzione culturale dell'umanità sono
messi in discussione, mostrandone i limiti e gli effetti negativi. In questo
contesto si inserisce poi il tema religioso, con la rivendicazione più o meno
marcata della religione cristiana e della fede in Dio come vero rifugio, vera
soluzione, vero punto di riferimento imprescindibile.
Ho avuto modo di
leggere altre recensioni che fanno di questa tematica l'unico metro di giudizio
per il libro. In quest'ottica, ovviamente, si rischia di giudicare l'autrice o
le sue idee religiose, più che ciò che ha scritto. È innegabile che con le sue
scelte la Petrino si sia sottoposta a questo tipo di critiche (e a tal
proposito le avrei suggerito di provare a trasmettere gli stessi messaggi ma in
modo più velato, meno diretto e palese), ma esistono altri aspetti del testo da
prendere in considerazione.
Perciò il mio voto
non entusiasta non è legato alla fede in Dio che trasuda dalle pagine di You
God, quanto alla poca attenzione riservata all'approfondimento di personaggi e
situazioni. Spesso ho avuto l'impressione che la voglia di dire qualcosa, di
dare un insegnamento, prevalesse sul gusto per la narrazione e la
"creazione letteraria". Il contesto sociale nel quale si svolge il
primo racconto, ad esempio, è interessantissimo, ma risulta marginale, così
come i protagonisti che sono mere pedine, fantocci privi di profondità
asserviti alla trasmissione della "morale". Se il gusto narrativo
avesse prevalso sulla volontà di mandare un messaggio, o se i due aspetti
fossero stati sullo stesso piano, il testo ne avrebbe tratto giovamento, senza
togliere spazio alle idee dell’autrice, ma anzi dando loro più credibilità.
In conclusione, ho
trovato nel libro una buona capacità lessicale e stilistica e le premesse di
una ottima capacità creativa, ma non sfruttate appieno.
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